Allora Silvia… stremata? Quasi 9 ore all’aperto (di cui la
metà sotto il sole di Caserta)… cosa ti è mancato del tuo studio e cosa
invece hai apprezzato di questa nuova esperienza? Sei sembrata a tuo
agio, ma ho come la sensazione che l’intimismo delle tue opere necessiti
di spazi più “riservati”…
Stremata sì, ma più per tutta l’ansia dell’evento che le ore di lavoro!
Mi porto sempre dietro un po’ di panico da palcoscenico. Di sicuro la
difficoltà più grande è stata lavorare all’aperto su una tela più alta
di me, sono abituata a lavorare in studio con luci stabili e con i miei
spazi.. avevo fatto solo un altro lavoro all’aperto precedentemente, ed è
il murales
fuori il mio studio. I risultati delle performance sono lavori un po’ a
parte, tengo all’attenzione di chi guarda, procedo con un metodo
differente dal solito ma che tenga più vivo l’interesse. Spesso così il
risultato di queste performance è meno forte dei lavori fatti in
intimità, che sono più personali e su cui mi posso concentrare di più
sulla qualità finale, ma c’è un processo più interessante.Come ti sei preparata per l’opera realizzata durante la
quarta tappa di The Art of Denim? C’è stato un processo di ricerca
diverso dal tuo solito modo di lavorare?
Il denim è un tema differente dai miei temi soliti, che sono più
intimistici, ho pensato a un’immagine che fosse coerente sia con il tipo
di soggetti che uso di solito, quindi a volte ragazze un po’ cupe o
inquietanti, e sia a un’immagine più fashion, ho pensato a come viene
indossato il jeans, a chi lo indossa e perché. Mi sono concentrata a
dare un carattere a queste ragazze, che non volevo fossero le classiche
modelle da rivista, ho preso spunto dai film di Harmony Korine (da qui
il titolo) e di Lanny Clark, quindi personaggi un po’ più difficili,
strani. Mi piace come il denim possa avere un carattere duttile, a
seconda di chi lo indossa acquista un aspetto diverso. Ho pensato di
lavorare in questa direzione. Ho fatto diverse prove, mi sono studiata i
soggetti, le ho conosciute un po’, ho fatto tante foto a me e amiche
per studiare le posizioni. E’ stato più impegnativo come processo perché
più impegnativo il lavoro stesso, ma in realtà non particolarmente
diverso da come lavoro di solito.
Ti è capitato anche con altre opere di “strizzare l’occhio” al
mondo della moda? Credi che il tuo stile possa sposarsi bene con
l’universo fashion?
In realtà sì, quel che faccio viene influenzato dalla moda per più
ragioni. Per prima cosa spesso mi è capitato di usare volti di modelle
come soggetti, sai le foto che fanno mentre vengono truccate, mentre
sono assorte tra le mani dei parrucchieri? Sono scatti che si prestano
bene per essere sintetizzati e rivisti in un dipinto, gli posso dare una
mia rivisitazione personale (cosa che mi riesce più difficile con foto
fatte da fotografi in cui c’è già un procedimento “artistico”, le foto
che uso sono foto più tecniche che altro, quasi delle fototessere). E
seconda ragione perché usando i colori sento inconsciamente le tendenze,
magari passo giornate a “sfogliare” la dash di tumblr e mi saltano
all’occhio delle foto in cui ci sono degli elementi gialli, da un
cappotto, a un trucco.. ecco, è probabile che, anche non volendo, un
mese dopo mi ritroverò a fare un dipinto in cui il colore predominante
sarà il giallo. (cosa effettivamente avvenuta)
E la chioma rosa della ragazza di ‘Harmony’ che origini ha?
Dall’ultimo film di Korine, Spring Breakers, in cui queste quattro
ragazzette avevano “colori” simili a quelli che ho scelto,
principalmente più naturali, e poi questa ragazza tinta di rosa, ti dà
quasi l’idea che se lo sia fatto a casa da sola. inizialmente era
pensata così, poi a prescindere mi piace molto usare queste tinte
pastello innaturali, mi danno molta libertà di movimento.
E brava Silvia. Parliamo ora di Agnes. Sei molto presente sul
web, tra Facebook, YouTube, Deviantart. Ed il seguito di fan non ti
manca. Raccontaci come Silvia gestisce online Agnes…
Sto sul web fin da quando ho avuto una connessione, all’inizio mettevo
in modo disordinato foto, disegnetti, grafiche fatte con programmi più o
meno professionali, fotomontaggi.. Quando ho creato la prima pagina
“agnes-cecile” su Deviantart (che era solamente incentrata sull’arte
tradizionale) a 15/16 anni, ho iniziato a cercare di capire come
funzionasse tutto il meccanismo di visibilità. Il metodo più comune era,
in sostanza, nel modo più elegante possibile, fare spam della tua
presenza su tutte le pagine che trovavi, così qualcuno per sbaglio ti
vede. Ma non l’ho mai apprezzato particolarmente, ho sempre preferito
muovermi passo dopo passo, senza affrettare i tempi e cercando di fare
le cose con un senso. Mi piace osservare come reagisce la gente, è il
primo fattore su cui muovo i miei movimenti online, ho iniziato a
cercare di capire gli orari in cui più persone sono disponibili, i tempi
che dedicano, il tipo di attenzione e la frequenza delle volte con cui
vogliono essere aggiornati.
L’importante è muoversi senza fretta, se hai 4 quattro cose nuove da
postare non c’è motivo di bombardare tutti nello stesso tempo, credo
bisogni dare modo di assimilare, di voler dedicare attenzione a una cosa
alla volta, vorrei cercare di prendere più di uno sguardo superficiale
mentre passi su una pagina passivamente. E’ un po’ strano incentivare
alla lentezza sui Social, apparentemente è un controsenso. E poi
ovviamente fare le cose fatte bene, in tutto. Se fai una foto, falla
bene, inquadra bene, metti tutto a fuoco. Se fai un video presta
attenzione, dedica tempo al montaggio, prepara le luci, non piazzare una
telecamera e via. E’ il modo in cui ti presenti.
I miei quadri raramente si vedono dal vivo, forse un paio di volte
all’anno in rari eventi, non punto solo al dipinto visto dal vivo, trovo
importante che la presentazione online (che è quella che si vede
quotidianamente) sia curata allo stesso modo del quadro stesso. Tutto
questo ovviamente mi ha portata a scontrarmi con diversi campi, quali la
fotografia, i video, la grafica digitale.. autogestendo tutto sto
cercando di migliorare anche negli altri campi.
I volti e le espressioni dei tuoi lavori appartengono a soggetti
sconosciuti, di cui l’identità non è rilevante. Cambierebbe il tuo
approccio se dovessi portare su tela il viso di un amico/familiare?
Mi è capitato di ritrarre familiari e conoscenti, ma l’approccio che ho
verso il dipinto è totalmente diverso. Quando ritraggo qualcuno che
conosco mi concentro su quella persona, la penso e rifletto su di lei e
magari sul mio rapporto che ho con lei, è una riflessione verso fuori.
Non riesco a usare qualcuno che conosco come soggetto per poi fare
qualcosa di personale, è come parlare di me mettendo in mezzo qualcun
altro, non me la sento. Più sono sconosciuti più riesco a parlare di me
stessa nell’immagine, riesco a metterci del mio. Se necessito di un
soggetto uso me stessa, più che altro.
Autoritratti allo specchio (ma con orecchio intero)?
Una versione un po’ più contemporanea, autoritratti alla reflex e con congiuntivite cronica.
Se un giorno non dovessi più dipingere volti, quali soggetti ti piacerebbe rappresentare?
Soggetti che comunque possano avere dell’importanza per me. Alcune volte mi attira l’idea di poter raffigurare in un modo personale alcuni luoghi, alcuni oggetti che mi stanno a cuore, andando oltre la “fotoricordo”. Recentemente ho visto alcune foto di Luigi Ghirri, si percepivano le emozioni in certi luoghi semplici, quotidiani.
Da quanto abbiamo capito non sei schiava di ritmi frenetici e commissioni al limite della sopportazione, ma riesci a gestire i tuoi tempi e la tua ispirazione. Stai lavorando a qualcosa in particolare adesso, o ti lasci guidare dai tuoi acquerelli ?
Dopo quest’evento con PICAME per The Art of Denim e altre collaborazioni dell’ultimo periodo, ho deciso di fermarmi e dedicarmi a riempire la mia ultima Moleskine, dove in genere faccio qualche esperimento. A breve ci sarà una mia nuova personale, quindi mi sto dedicando alla creazione di pezzi nuovi e all’organizzazione del tutto.